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16 luglio 2013Generale

Cantieri, gia' assegnati i primi fondi

L'operazione sblocca-cantieri del Governo procede a passo spedito. Il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha già firmato il decreto che ripartisce 1.478 milioni di euro "cash" per opere grandi e piccole, prima sostanziosa tranche di cassa del fondo sblocca-cantieri da tre miliardi creato dal «decreto del fare».

Questo primo provvedimento attuativo, che ora è alla firma (attesa in settimana) del ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, premia quattro grandi opere e due programmi di manutenzioni rispetto al programma complessivo sblocca-cantieri che dovrebbe concentrarsi, almeno nella prima fase, su dodici grandi opere e quattro programmi nazionali.

Vediamo, anzitutto, le grandi opere finanziate. La Tangenziale est Milano (Tem), che incassa dal decreto Lupi 330 milioni: servono a coprire minori introiti previsti dal traffico e la difficoltà del socio pubblico Provincia di Milano a effettuare l'aumento di capitale.

È un project financing anche l'altra grande opera del Nord finanziata, la Pedemontana veneta, cui vanno 370 milioni. È un'opera dal costo di 2,4 miliardi che deve fare i conti con aumenti di costo non previsti dal piano economico-finanziario concordato in origine con il concessionario italo-spagnolo Sys.

Quei costi aggiuntivi stanno mettendo a rischio il closing finanziario con le banche.
Novanta milioni andranno a un altro project financing da "aggiustare", ma stavolta al Sud: è il secondo lotto della superstrada Agrigento-Caltanissetta, un'opera da 990 milioni. Anche in questo caso il finanziamento serve per far quadrare i conti, almeno della prima fase. Nel decreto Lupi ci sono poi 27 milioni destinati al potenziamento della ferrovia Torino-Aosta (ma in parte andranno all'acquisto di nuovi treni).

Non di poco conto, nella ripartizione spedita da Lupi a Via Venti settembre, sono anche i due programmi di opere piccole e medie per la manutenzione straordinaria di strade e ferrovie. Al piano Anas di manutenzioni straordinarie di ponti, viadotti e gallerie andranno 300 milioni di euro.

Agli interventi per la sicurezza della rete ferroviaria (Rfi) ne arriveranno 361 milioni, che si aggiungono ai 303 del vecchio contratto di programma sbloccati comunque dal «decreto del fare»: per Fs lo sblocco complessivo ammonta quindi a 635 milioni.

Questi due piani sono fatti di piccole opere diffuse sul territorio, che dovranno essere messe in gara entro ottobre al massimo: un segnale dell'equilibrio fra grandi e piccole opere, grandi e piccole imprese, che Lupi ha detto di voler trovare fin dal primo istante del suo ministero.

In tutto dunque diventano già utilizzabili questi primi 1.478 milioni del fondo sblocca-cantieri, cui si devono aggiungere anche due altre voci previste per legge nell'articolo 18 del «decreto del fare»: i 90,7 milioni destinati alle Autostrade dei parchi (in particolare per la A24 Roma-L'Aquila) e i 100 milioni per il piano «seimila campanili» di piccole opere nei comuni con meno di 5.000 abitanti. Si arriva così a 1.669 milioni di fatto già operativi, cui vanno aggiunti anche i 303 milioni sbloccati del contratto di programma Fs. Totale, 1.972 milioni.

I restanti 400 milioni del «fondo sblocca cantieri» (quello del comma 1 da 2.069 milioni) dovranno essere ripartiti con decisione del Cipe tra altre otto opere elencate dal comma 3 dell'articolo 18 del «decreto del fare»: Quadrilatero Marche-Umbria, metrò C di Roma, linea 1 del metrò di Napoli, M4 Milano in project financing, bretella autostradale Rho-Monza, autostrada Ragusa-Catania in project financing, una quota per integrare il finanziamento della tratta Cancello-Frasso sull'Alta capacità Napoli-Bari.

Il fabbisogno per queste opere è molto superiore ai 400 milioni rimasti, ma il Ministero delle Infrastrutture ha intenzione nei prossimi mesi di spostare altre risorse già stanziate in competenza e relative a opere con cantieri a rilento. Potrebbero essere anche le stesse opere finanziate con i 1.479 milioni del primo «decreto Lupi», ha fatto capire il Ministro all'assemblea dell'Ance.

Se non marceranno secondo i tempi stringenti fissati dal Dm alla firma, anche queste opere potrebbero passare dal Paradiso dello sblocco all'Inferno del definanziamento.

Il Sole 24 Ore