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21 agosto 2013Trasporto aereo
Risiko degli aeroporti Sacbo punta all'intesa con Verona
Sacbo non starà a guardare. La partita che si sta giocando tra gli aeroporti di Venezia e Verona, con Montichiari sullo sfondo, non lascia, né poteva lasciare, indifferente chi gestisce Orio al Serio. A poche ore dalla nota con cui il consiglio di amministrazione della Catullo (Verona) ha sostanzialmente dato via libera, lasciando l'ultima parola all'assemblea degli azionisti convocata per martedì prossimo, alla proposta non vincolante avanzata dalla Save (Venezia) di acquisire una partecipazione di minoranza, da Bergamo è stata diffusa una nota che, per quanto scritta con il più classico stile doroteo che lascia intendere tutto e il suo contrario, fa capire quanto il risiko degli aeroporti del nord Italia sia solo all'inizio.
Sacbo rende noto che «nel prossimo mese di settembre il proprio consiglio di amministrazione valuterà i passi necessari al fine di addivenire a un accordo con la società Catullo di Verona, in un'ottica di sviluppo organico delle reciproche attività in grado di portare reciproci vantaggi sul piano operativo e gestionale, nel rispetto dei propri azionisti e dei territori di riferimento». Difficile capire da queste parole quale intende essere la strategia della società bergamasca. Si prepara a lanciare una proposta alternativa a quella di Venezia? Oppure pensa a portare a conclusione il vecchio progetto, coltivato insieme a Brescia, di stringere un accordo per la gestione di Montichiari sul quale dirottare il rumoroso traffico cargo? O sono possibili altre strade?
Da Orio al Serio, dove tutti i vertici sono in vacanza, non filtrano indiscrezioni. E allora bisogna affidarsi alle voci raccolte tra i protagonisti nelle ultime settimane. Di sicuro la mossa di Venezia è stata un fulmine a ciel sereno. Quantomeno nei modi e nei tempi. Una proposta avanzata ai primi di agosto è parsa quantomeno inusuale. Ma anche la fretta di Catullo (due consigli di amministrazione sotto il solleone e la convocazione dell'assemblea degli azionisti il 27 agosto) è vista perlomeno con sospetto.
E allora è scattata la reazione. Già lunedì il presidente della Provincia (azionista di Sacbo) Ettore Pirovano aveva ammonito i veronesi a non prendere decisioni avventate. Il comunicato di ieri è un altro segnale, lanciato ai soci di Verona. Come a dire: prima di dare via libera a Venezia, chiedete a tutti quelli che possono essere interessati di mostrare eventualmente le loro carte e poi decidete. Sacbo vuole partecipare alla partita. Sa che Montichiari è la sua valvola di sfogo: sia per trasferire i voli cargo, sia (come conseguenza) per liberare slot per il traffico passeggeri.
Sulla carta, la società bergamasca può intervenire in diversi modi. Può farlo, anzitutto, mettendo sul tavolo i soldi (20-30 milioni) come Venezia. Ma si può anche proporre semplicemente come partner strategico per la sola gestione di Montichiari, mettendo a disposizione il know how accumulato negli anni e, perché no, anche una parte dei propri clienti. Oppure ancora, non è escluso l'intervento in combinata con altri soggetti, come Sea Milano (che già detiene il 30 per cento di Sacbo), o il fondo F2i di cui è amministratore delegato Vito Gamberale ma che ha come neopresidente il bergamasco Giuliano Asperti che proprio nelle scorse settimane ha sentito il bisogno di bere un caffè con Miro Radici e Andrea Mentasti (rispettivamente presidente e amministratore delegato di Orio al Serio).
Insomma, lo scenario è più che mai aperto a tutte le possibilità. Sarà importante vedere come reagiranno i veronesi al segnale lanciato da Bergamo. E che ruolo eventualmente vorranno svolgere i bresciani che pure vivono la contraddizione di avere un aeroporto in casa ma controllato da altri. Anche se le realtà coinvolte vanno ben oltre la Lombardia, lo stesso presidente della Regione Roberto Maroni ha fatto capire più volte di voler mettere becco nella vicenda. E non si può trascurare che nelle diverse società aeroportuali coinvolte spesso i principali azionisti sono rappresentati da Comuni e Province. Dove la politica conta e non poco. E difficilmente rimarrà a guardare.
Fonte: Corriere della sera - Bergamo