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5 ottobre 2013Trasporto ferroviario

La Tav ora sbarca in citta'a Brescia - C'e' l'accordo in via Toscana

A inizio anno i lavori per l’alta velocità sbarcheranno in città. Finora i cantieri sono partiti tra Treviglio e Roncadelle, nella tratta affidata al consorzio Cepav Due. Ora tocca ai 7 chilometri di «tratta urbana», rimasti in capo a Rfi, società del gruppo Ferrovie dello Stato. L’ultimo dei tre bandi per affidare i lavori è stato assegnato nei giorni scorsi, e ora anche i cantieri cittadini potranno mettersi in moto, come già accaduto in provincia. Anche l’ultimo «ostacolo», ovvero la battaglia del Comitato di via Toscana, è stato risolto, con un accordo bonario definito «soddisfacente» da entrambe le parti. Peccato che la Tav mancherà il primo appuntamento sul quale si puntava per l’inaugurazione, ovvero l’Expò del 2015.
 
L’azzardo era chiaro fin dall’inizio. Perché, in Italia, cantieri che rispettano i tempi sono quasi una chimera. Eppure per anni abbiamo sentito politici e ministri assicurare che la linea dell’Alta Velocità tra Treviglio e Brescia sarebbe stata pronta per l’esposizione universale milanese. Magari non per l’apertura, il 1° maggio del 2015. Ma almeno per la chiusura. Invece se i venti milioni di visitatori dell’Expò vorranno venire a Brescia, dovranno farlo usando la linea storica oppure in auto, scegliendo tra A4 e Brebemi. Per l’alta velocità bisognerà temporeggiare un altro anno: l’ultima data per l’entrata in funzione è infatti «novembre 2016». Intanto però c’è il nodo cantieri. I lavori tra Treviglio e Roncadelle sono partiti a inizio 2012. Quelli in città scatteranno nei prossimi mesi. E l’arrivo dell’alta velocità, va detto, non sarà indolore. I nuovi binari saranno affiancati alla linea storica; i nodi più critici saranno gli spostamenti dei sottoservizi e i 7 sovrappassi (via Roncadelle, via Colombaie, via Violino di Sotto, tangenziale ovest, via Dalmazia, via Corsica, via Zima) che andranno tutti raddoppiati, richiedendo in molti casi la chiusura delle strade, con conseguenti disagi per la viabilità. A preoccupare è in particolare la situazione della tangenziale ovest, con l’amministrazione che spinge per lasciare aperte le due corsie per senso di marcia e le ferrovie che chiedono un blocco del traffico. Si vedrà.
 
 
Nei prossimi giorni, spiega l’assessore ai Lavori Pubblici Valter Muchetti, «ci incontreremo con Italferr (la società delle Ferrovie che si occupa della progettazione, ndr) per entrare nei dettagli operativi». Non sarà un «rapporto semplice» ammette il sindaco Emilio Del Bono, ma l’amministrazione vuole comunque «monitorare» passo passo quello che accadrà nei prossimi anni. 
Intanto l’opera di mediazione a supporto del Comitato di via Toscana ha dato qualche frutto. Alla fine i residenti si sono dovuti arrendere. Ma almeno hanno portato a casa un indennizzo che ritengono «equo». In tutto più di 5 milioni di euro, un 20% in più dalla cifra iniziale, soprattutto - spiegano Del Bono e il presidente del Comitato Maurizio Zanini - grazie al lavoro (gratuito) dell’architetto Luciano Lussignoli. Una battaglia iniziata un anno e mezzo fa, quando alle famiglie era arrivata la lettera di esproprio. In città il terreno espropriato per allargare il fascio di binari è di 64.900 mq, giardini, terreni agricoli, una cascina al Violino. Poi, più ci si avvicina alla stazione, capannoni e immobili.
 
In via Toscana il passaggio dell’alta velocità richiede la demolizione di tre palazzine, due quadrifamiliari e un condominio. In tutto 23 appartamenti, a cui si aggiungono alcuni garage. Il Comitato ha provato ad opporsi. Il 4 giugno ha anche depositato un ricorso al Tar. Ma alla fine tutte le famiglie coinvolte (in tutto una cinquantina di persone) hanno trovato un «accordo bonario», riuscendo a strappare buoni indennizzi (valore minimo 1600 euro al mq). Tramontata l’idea di ricreare la piccola comunità di via Toscana in un’altra area, qualcuno ha già trovato la nuova abitazioni. Altri la stanno cercando. Un paio di famiglie con disagio sociale hanno chiesto aiuto al Comune. Fatto sta che entro gennaio gli edifici dovranno essere lasciati liberi. Poi, già a febbraio, partiranno le demolizioni. «Siamo riusciti a ottenere rimborsi equi, ma il nostro cuore resta qui» sospira Zanini.