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6 maggio 2014Generale

Expo allenta i controlli antimafia sugli appalti: bisogna stringere i tempi per il 2015

Sale da 50mila a 100mila euro il valore degli appalti da sottoporre a verifiche speciali. Il bilancio della vigilanza sul business dell'Esposizione: fermate 33 imprese. La Cgil: ora si abbasseranno i controlli
 
di ALESSIA GALLIONE
 
Il livello di attenzione, promettono, non sarà abbassato. Ma adesso, quando i lavori a Rho-Pero sono destinati a spostarsi dalle infrastrutture di base alla costruzione, all’allestimento dei padiglioni e ai servizi, anche i controlli antimafia legati a Expo si modificano. L’aggiornamento delle linee guida è stato deciso durante il vertice del Comitato nazionale per l’ordine pubblico.
 
Fra le novità ci sono più poteri di coordinamento affidati al prefetto, ma soprattutto un innalzamento del valore minimo degli appalti che farà scattare il meccanismo dell’informativa antimafia. D’ora in poi,si partirà da contratti che valgono non più 50mila euro (la cifra rimarrà tale per attività considerate a rischio come i servizi di pulizia o di ristorazione), ma 100mila (comunque inferiore ai 150mila indicati nel Codice antimafia). Maglie di fatto un po’ più larghe
 
Gli assalti, d'altronde, ci sono già stati. E la paura, che fin dall’inizio ha accompagnato Expo e il suo corredo di miliardi di investimenti, adesso si è materializzata in numeri. Quelli delle aziende escluse dagli appalti del 2015: dal 2011 a oggi sono state 33 le imprese “interdette” perché in odore di mafia (sei sono state bloccate negli ultimi sei mesi), altre dieci sono state le cosiddette “informative atipiche”, che dallo scorso anno non esistono più e che lasciavano margini di discrezionalità di fronte alle ombre.
 
Non solo: sono stati sette i no pronunciati di fronte alle richieste di altrettante società che volevano iscriversi all’elenco delle “imprese pulite”, una è stata cancellata. Tutti provvedimenti che non hanno riguardato solo il milione di metri quadrati di Rho-Pero, ma tutte le infrastrutture che accompagnano il grande evento. Un perimetro ampio da difendere, che va dalla Pedemontana alla Tangenziale Est Esterna fino alle nuove metropolitane. Ampio come quello scudo, però, che finora avrebbe funzionato. «Il filtro a centrocampo che ha impedito alla criminalità di arrivare in area di rigore», lo ha chiamato Angelino Alfano. 
 
La macchina dei controlli è partita nel 2009, con le prime linee guida dettate per inasprire le norme antimafia. È da allora che il centro di tutto è diventato la prefettura: è da qui che vengono rilasciati i certificati per tutta la filiera degli appalti, indipendentemente dalla sede delle società. Un’attività complessa, per cui il prefetto è supportato dalla sezione specializzata del Comitato per l’alta sorveglianza delle grandi opere e dal Gruppo interforze nato per Expo. Da coprire i lavori a Rho-Pero, ma anche quelli delle infrastrutture collegate. È soprattutto qui che, finora, avrebbe tentato di infiltrarsi la criminalità.
 
Per il sito sono stati due i segnali di allarme: una ditta che lavorava alla “rimozione delle interferenze” e che è stata riammessa dal Tar; un’altra della “piastra”, anche se lo stop è arrivato sei mesi dopo l’aggiudicazione della gara. Per questo era partito il grido di dolore sui controlli troppo lenti. «Ma da quando sono arrivato — spiega il prefetto Tronca — non ci sono più arretrati». Le cifre: 1.856 fascicoli si sono già trasformati in un certificato antimafia, 255 pratiche sono in corso. Dal 2009 a oggi, sono state 66 le ispezioni nei diversi cantieri (1.124 i mezzi controllati e 2.400 persone) e 20 accessi sono avvenuti nel 2014, molti di più dei 18 di tutto il 2013. 
 
Da ora in poi il motore dovrà correre. È anche per questo, dicono, che sono cambiate le regole. Si aggiungeranno le ruspe dei Paesi e si passerà ai padiglioni, agli allestimenti e ai servizi. Qual è la difficoltà? È lo stesso Sala a spiegarlo, parlando della soglia minima di 50mila euro alzata: «Finora il numero di aziende era limitato e poteva essere gestito, d’ora in poi ci sarà una pletora di società». Il rischio era quello di essere sommersi dalle pratiche o di rallentare le ruspe. Il commissario però assicura: «In termini di valore, il 94 per cento degli appalti futuri continuerà a essere controllato». Una quantità di piccole commesse, però, rischia di scomparire dal radar.
 
È quello che teme Antonio Lareno (Cgil): «Come ben sa il prefetto, una parte significativa delle aziende interdette sta al di sotto dei 100mila euro. Alzare la soglia farà abbassare i controlli». Cgil, Cisl e Uil, però, festeggiano la sigla di due nuovi
 accordi: uno con la Asl per la sicurezza; un altro con il commissario unico per indirizzare gli investimenti stranieri dei Paesi, anche in termini di assunzioni, sul territorio italiano. E il ministro Maurizio Lupi ha firmato un decreto che sblocca 141 milioni di euro per infrastrutture collegate.