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11 maggio 2014Generale

Conto alla rovescia per Expo 2015

A circa un anno dall’apertura del grande evento milanese, che dovrebbe attrarre nel nostro Paese oltre 20 milioni di visitatori, è giunto il momento di fare il punto della situazione su quanto è pronto e quanto è in programma per i prossimi mesi
ll 1° maggio 2015 Milano inaugure­rà la sua seconda esposizione interna­zionale della storia dopo la prima (e fortunata) esperienza del 1906, che chiu­derà i battenti il 31 ottobre successivo. Il sipario si alzerà e la città, la Lombardia e l’Italia, per sei mesi saranno al centro del mondo. Nonostante tutto, dunque, l’Ita­lia ospiterà l’esposizione internazionale. Nonostante tutto, sì, perché l’operazio­ne Expo, partita ufficialmente il 31 mar­zo 2008, quando Milano vinse la gara per l’organizzazione dell’evento a Parigi, ha avuto una vita parecchio travagliata in questi anni. Innanzitutto Expo 2015 si svolgerà sette anni dopo la scoppio della prima crisi finanziaria, quella del 2008, e a cinque anni di distanza dalla secon­da, ancora più violenta e traumatica, del 2010, dalla quale solo ora l’Italia sembra iniziare a uscire (ma di cui dovrà leccar­si le ferite ancora per parecchio tempo): il contesto economico internazionale, e appunto ancor di più quello nazionale, non sono stati di certo gli scenari più pro­pizi per l’organizzazione di un evento di tale portata. Ma non è tutto però, per­ché l’Italia, come capita non di rado, ci ha messo anche del suo: le lunghe dia­tribe tra i vertici delle istituzioni coinvol­te nel progetto, la giunta del Comune di Milano, allora guidata da Letizia Moratti, e la Regione Lombardia del governatore Roberto Formigoni in primis, per assicu­rarsi le poltrone che contano negli orga­ni di gestione della kermesse, hanno ral­lentato la partenza della macchina inca­ricata di organizzare l’evento. L’incapaci­tà di fare fronte comune delle istituzioni e l’idea che Expo 2015, così come avvenuto in occasione di altri grandi eventi svol­tisi nel nostro Paese (vedi i Mondiali di calcio del 1990), rappresentasse per parte del mondo politico soprattutto un’oppor­tunità per ottenere rendiconti personali, ha finito per avere ripercussioni solo ne­gative sulla manifestazione. L’entusiasmo iniziale dell’opinione pubblica è così via via scemato. Tanto che nel 2012, quan­do il governo Monti bocciò la candida­tura di Roma alle Olimpiadi del 2020, le proteste furono flebili e si spensero ra­pidamente. Nel 2008 Expo 2015 era la grande occasione per rilanciare il Sistema Italia. L’evento non ha in fondo perso di vista oggi questa missione. Anzi, paradossalmente, proprio a causa della crisi, il Paese guarda alla kermesse planetaria come a una delle poche opportunità a di­sposizione per avviare una prima concre­ta ripresa. La macchina organizzativa poi, nel 2011, a metà del guado, quando il ri­schio che Milano non potesse essere più la sede dell’esposizione internazionale è diventato concreto, ha iniziato a correre pur tra mille difficoltà.
È ancora presto per capire quale impat­to la kermesse avrà sul sistema econo­mico italiano. Solo alla fine del prossi­mo anno sapremo se Expo 2015 sarà sta­to un successo, se i visitatori saranno 20 milioni come nelle attese, o se vicever­sa sarà stata un’altra occasione mancata. A oggi, quel che si può affermare è che l’Italia arriva all’appuntamento di Expo in forte ritardo sul fronte delle infrastrut­ture promesse, mentre il bilancio è posi­tivo per quanto riguarda la partecipazio­ne dei Paesi esteri, il cui numero ha su­perato gli obiettivi iniziali. Accantonato nel 2011 il progetto originario di Expo 2015, l’Orto Planetario, l’idea di un’Expo della terra, di padiglioni da uti­lizzare come lotti da coltivare con tut­ti i sapori del mondo, un patrimonio che sarebbe poi rimasto in eredità alla città, le istituzioni hanno dovuto porsi il pro­blema di che fare del sito espositivo una volta terminata la kermesse. Per avere le prime indicazioni su quale sarà il futuro dell’area, bisognerà attendere i prossimi mesi e vedere se la gara indetta a tal sco­po da Arexpo (la società creata da Regio­ne Lombardia, Comune di Milano e Fon­dazione Fiera di Milano per acquista­re i terreni del sito) attirerà l’interesse de­gli investitori nazionali e, soprattutto, in­ternazionali. E se il progetto che sarà poi realizzato sarà in grado di valorizzare o meno il sito.
INVESTIMENTI TAGLIATI, PROGETTI RIDIMENSIONATI 
Il primo effetto negativo della reces­sione che ha colpito il nostro Paese è stato il drastico ridimensionamento de­gli investimenti messi a budget per l’or­ganizzazione di Expo 2015. Nel 2008 la scommessa Expo poggiava su numeri che facevano breccia nell’immaginario collettivo: Milano e l’Italia allora pensa­vano in grande. Gli investimenti diretti per la costruzione del sito, per i collega­menti e la gestione dell’evento erano sti­mati in 4,1 miliardi. Altri 11 miliardi dovevano servire per la costruzione di stra­de, autostrade e delle nuove linee del­la metropolitana milanese. Oggi Expo 2015 può contare su un budget di 1,3 miliardi fondi pubblici per organizza­zione e gestione dell’evento. I finanzia­menti in questi anni sono oltretutto ar­rivati con il contagocce, tanto che Expo Spa, la società guidata dall’a.d. Giu­seppe Sala che sta organizzando la ker­messe, ha dovuto in più occasioni alza­re la voce e sollecitare il suo azionista di maggioranza, il ministero dell’Econo­mia e delle Finanze, per ottenere i fon­di. A essere ridimensionati sono stati so­prattutto i progetti legati alle infrastrut­ture: Milano e la Lombardia hanno avu­to a che fare infatti con un governo cen­trale che ha continuato a tagliare risorse alle amministrazioni locali. Tra problemi economici, proteste del territorio e ricor­si al Tar, i cantieri di strade, autostrade, ferrovie e metropolitane hanno proce­duto a singhiozzo o addirittura non sono stati aperti. Molte delle infrastrutture pre­viste dal “Tavolo Lombardia” del 23 feb­braio 2009 non vedranno così la luce prima dell’evento. Per tante altre, come la strategica (e molto contestata) Rho-Monza o la linea M5 della metropoli­tana, la corsa è contro il tempo. Altre, come la sesta linea della metropolitana milanese, solo per citarne una, sono ri­maste nel dimenticatoio.
LA CITTÀ È VIVA
Per la città di Milano l’obiettivo è pre­sentarsi il 1° maggio 2015 con gran parte dei cantieri chiusi. I progetti, tra pubblico e privato, sono tanti: la pedo­nalizzazione di piazza Castello, il re­styling della Darsena, l’apertura del polo museale della Casa delle Culture negli stabilimenti dell’ex Ansaldo e del nuo­vo polo per l’Arte contemporanea del­la Fondazione Prada in zona Ripamon­ti, il campus della Bocconi nell’area del­l’ex Centrale del latte di Milano. E poi i nuovi quartieri di Porta Nuova e Citylife (il primo in dirittura d’arrivo, il secondo ancora lontano dal traguardo), e i rispet­tivi giardini, i due nuovi grandi polmoni verdi della città in costruzione (solo par­te del parco di Citylife sarà però accessi­bile per Expo). Nonostante la crisi, e no­nostante la partenza a rilento del proget­to, Milano sembra però aver recuperato negli ultimi anni, con la complicità in­negabile del grande evento, quella voca­zione per molti anni smarrita di città che sa guardare avanti.
IL FUTURO NORD-EST (DI MILANO)
Il destino dell’area dove si svolgerà Expo 2015, una superficie di 105 etta­ri situata nella periferia nord-occidenta­le di Milano, sarà definito, se tutto andrà bene, a cavallo tra il 2014 e il prossimo anno. A maggio dovrebbe partire la gara indetta da Arexpo, la società costitui­ta nel giugno del 2011 da Regione Lom­bardia, Comune di Milano, entrambi con il 34,67% del capitale, Fondazione Fiera di Milano (27,66%), Provincia di Milano (2%) e Comune di Rho (1%) per acquistare i terreni del sito, per la scelta dell’acquirente. Il valore dell’area, secondo le stime di Arexpo, dovrebbe aggirarsi intorno ai 300 milioni di euro, una cifra che, se incassata, permettereb­be ai componenti della società di usci­re riportando a casa quanto speso. La cosiddetta fase di pre-qualifica dovreb­be chiudersi a settembre. A qual punto Arexpo sceglierà i finalisti con la volontà di individuare lo “sviluppatore” del pro­getto entro la fine dell’anno o al massi­mo a inizio 2015. In vista della partenza della gara, Arexpo ha iniziato a presen­tare la potenzialità dell’area agli investi­tori lo scorso marzo al Mipim di Cannes, la fiera internazionale del real estate. Se la consultazione dovesse andare deserta (un rischio, secondo gli addetti ai lavo­ri, legato in primo luogo alla scelta del­la gara unitaria), i soci di Arexpo dovreb­bero rivedere l’impianto della procedu­ra definito nell’accordo di programma e stabilire se avviare una nuova gara o av­viare una trattativa privata. Qual è l’og­getto della gara, il “pacchetto” che Arex­po si appresta a proporre agli investitori? La vendita riguarderà tutta l’area di Expo 2015 a eccezione del Palazzo Italia e della Cascina Triulza (destinata a diven­tare la casa del Terzo Settore). Il master­plan post Expo prevede innanzitutto un parco multitematico di 44 ettari (sui 105 complessivi), un grande spazio all’aria aperta da utilizzare per attività sporti­ve e da valorizzare anche come “con­tenitore” di proposte civiche e cultura­li. L’area edificabile è stata circoscritta a 489 mila metri quadrati. Altri 30 mila metri quadrati sono destinati all’hou­sing sociale. «Il nuovo progetto», spiega Luciano Pilotti, presidente Arexpo, «dovrà essere capace di attrarre una media di 15/20 mila perso­ne al giorno grazie ad una variegata of­ferta di attività e servizi non di prossi­mità. Lo sport sarà sicuramente uno dei suoi possibili punti di forza (prova ne è la manifestazione di interesse, non vin­colante per le parti, presentata dal Mi­lan per la costruzione del suo nuovo stadio, ndr) ma non potrà essere l’uni­co». Lo “sviluppatore” dovrà contem­plare nella sua proposta anche una se­rie di attività legate all’alimentazione e alla sostenibilità ambientale, ai temi centrali di Expo. Alle istituzioni pubbli­che non dispiacerebbe vedere sorgere qui anche una sorta di piccola Silicon Valley milanese, a disposizione della nuova imprenditorialità, degli startup­per. Expo 2015 dovrà consegnare il sito “ripulito” entro il 2016, ma non è detto che già prima, in accordo con il vinci­tore della gara, alcuni padiglioni dell’e­sposizione possano essere utilizzati per funzioni temporanee di breve e medio termine, in modo da iniziare subito a rendere produttiva l’area.