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4 giugno 2014Trasporto aereo

Cargo e low cost nel futuro di Malpensa?

Etihad ha inviato una lettera ad Alitalia con le condizioni per acquisire una quota, consistente ma di minoranza, del timone tricolore. Oltre a numerosi esuberi (il ministro del Lavoro parla di 2500 persone) gli emiri vogliono un solo hub a Fiumicino e lo sviluppo di Linate. E Malpensa potrebbe tornare ad un ruolo marginale.
La cessione della maggioranza relativa di Alitalia alla compagnia araba Etihad potrebbe essere il colpo finale alle ambizioni di Malpensa, che rischia di diventare uno scalo dedicato alle merci e ai voli low cost, mentre l'aeroporto più importante della Lombardia potrebbe diventare (o, meglio, ritornare) Linate e lo scettro di unico hub passeggeri italiano andare a Roma Fiumicino, che s'inserisce meglio nella strategia degli emiri. Il rischio per Malpensa è serio, e lo ha ribadito il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, che ha ancora ieri espresso le preoccupazioni per i futuro dello scalo varesotto.
In teoria, Etihad afferma che intende portare i propri voli su Malpensa dagli attuali undici a venticinque, ma secondo indiscrezioni una parte significativa del nuovo traffico sarebbe dedicata alle merci, mentre la parte passeggeri non rientrerebbe in una logica di hub, bensì di poit-to-point. D'altra parte, avere due in Italia hub passeggeri è da anni ritenuta una follia economica ed operativa, come ha dimostrato la vecchia Alitalia. I colpo di grazia ad una società già fallita fu la necessità (tutta politica) di mantenere Fiumicino e Malpensa, con costi elevatissimi e nessun vantaggio commerciale od operativo.
Dopo la privatizzazione di Alitalia, Malpensa è stata tenuta in vita dalla compagnia low cost Easyjet, dalla cargocity e da una compressione di Linate, che anche in questo caso è stata tutta politica. Etihad intende ribaltare questa situazione, chiedendo la liberalizzazione di Linate, che diventerebbe uno scalo di adduzione di passeggeri non solo per Fiumicino, ma per altri scali europei e mediorientali serviti dalla compagna araba.
A differenza della privatizzazione destinata ai "salvatori" italiani di Alitalia, che è stata un'operazione diretta dai politici, ora le istituzioni italiane non hanno alcuna carta in mano per condizionare gli arabi, anzi sono questi ultimi a dettare le condizioni. L'alternativa è lasciare precipitare Alitalia, che senza i dollari degli emiri chiuderebbe in pochi mesi.
Ma non basta: sul lungo periodo Malpensa potrebbe soffrire anche nel cargo, perchè ci sono pressioni provenienti da una parte degli operatori della logistica a spostare lo hub cargo italiano a Brescia, ossia nello scalo di Montichiari. Pioniera in tal senso sembra essere DHL, che ha spostato in questo aeroporto i traffici parcel durante la chiusura per lavori di Bergamo Orio al Serio (riaperto il 2 giugno). Per l'occasione, DHL ha ristrutturato un magazzino di 4000 metri quadrati a Montichiari, invece di trasferire temporaneamente le attività a Malpensa (come ha fatto UPS). Difficile pensare che la società tedesca abbia attuato un investimento di questo tipo solo per due mesi, mentre potrebbe installare a Brescia una testa di ponte aeroportuale.
I sostenitori di Montichiari ritengono che lo scalo bresciano sia meglio situato per i collegamenti nazionali e internazionali e sia veramente baricentrico tra Nord-Ovest e Nord-Est d'Italia. Lo hanno pensato anche i tedeschi di Lufthansa Cargo, quando utilizzarono l'aeroporto di Brescia come scalo per il 747F della joint venture Jade Cargo. Con la crisi del 2009 la società euro-asiatica chiuse, intanto però lo scalo ha dimostrato di poter accogliere traffico intercontinentale. Un precedente che potrebbe pesare quando dovranno rendersi concrete le scelte del piano nazionale degli aeroporti.