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27 settembre 2014Trasporto stradale

Variante di Zogno, un errore da 11 milioni

I macchinari sfondano il diaframma di roccia della galleria Monte Zogno e arrivano all’aperto, ma nessuno tira un sospiro di sollievo. Perché davanti agli operai, giorno dopo giorno, si presenta una situazione sconcertante. «Smottamenti ripetuti». Distacchi dalla parete, uno dei quali «determina la caduta di un masso nel sottostante canale Enel, ostruendolo. Solo la limitata portata del canale ha evitato la tracimazione dello stesso in una zona ove sono presenti sottostanti abitazioni». E ancora, si richiedono misure di consolidamento anti-crolli perché ci sono «condizioni di non sicurezza per i lavoratori».
È un bollettino di guerra, quello che racconta la vera storia del cantiere della variante di Zogno. Ed è ufficiale, perché gli stralci riportati sopra stanno nero su bianco in una delibera. Quella, appena pubblicata, con cui la Provincia ha ratificato l’aumento dei costi dell’ opera nata per liberare dal traffico la Valle Brembana. In totale si parla di 8 milioni che vanno trovati dalla Provincia e 16 richiesti alla Regione. Totale: 24, un’esplosione di costi per un’opera assegnata nel 2010 per 44 milioni. La cui apertura, ora, è spostata al 2017. «Problemi geologici nelle gallerie», è stato detto. «Una cosa imprevedibile», c’è chi azzarda.
I documenti, in realtà, raccontano una storia molto più complessa. Fatta di tunnel che si allungano da un progetto all’altro, ma il cui costo viene coperto a scapito di asfaltature, guard-rail e illuminazione. Fatta di roccia friabile da tamponare, con interventi che però risucchiano fondi in origine destinati a rampe e rondò di accesso. Infine, uno svarione nella valutazione del rischio geologico, tanto che il cantiere finisce sotto gli smottamenti di cui sopra: siamo in zona Ambria, gli accorgimenti di sicurezza vanno fatti in emergenza. Eppure, in Valle, tutti sanno da sempre che quell’area è a rischio. Il Pgt del Comune vieta la costruzione di case, la ex statale lì a un passo è protetta (da quasi 20 anni) da paramassi alti più di cinque metri. Il progetto della variante, avviato nel 2006, prevede muri alti la metà della metà. Per capire chi ha sbagliato, e quanto costerà davvero la faccenda, da metà ottobre scatterà una perizia. Dettaglio: se la Regione non metterà a disposizione nuovi fondi (richiesti da via Tasso che nel bilancio 2014 non li può trovare, ma non ancora ufficializzati) l’opera si fermerà. Ed è questione di giorni. Il 15 ottobre, secondo il cronoprogramma stilato da Itinera, l’impresa di Tortona affidataria, risulteranno esauriti i 44 milioni dell’appalto originario, mentre di fatto ci troviamo con il percorso da 4 chilometri tracciato, le due gallerie (quasi 3 chilometri) scavate, ma poco altro. Niente consolidamento dei versanti, niente asfalto, niente rondò. Oggi si dice che la variante costerà altri 24 milioni. È vero. Ma è anche vero che l’iter è stato travagliato. E non tutti i problemi imprevedibili.
Riassunto delle puntate precedenti. La strada viene progettata in fase preliminare nel 2006 da Abiemmedue, società controllata dalla Provincia, oggi in liquidazione. Nel 2010 la gara, base d’asta 60 milioni: la spunta Itinera con 44, finanziati da Provincia e Regione. La società prepara il progetto esecutivo, ed è qui che iniziano a lievitare le spese. Via Tasso, cui compete l’opera, chiede di limitare la pendenza delle gallerie per renderle più sicure, ma questo implica un allungamento (la M0nte Zogno passa da 1.730 a 2.211 metri) e un extra-costo: 8 milioni di euro. Il cantiere però è assegnato, viaggia, quindi — è il 2011 — si decide di stralciare, piuttosto, le opere «di completamento»: luci, asfalto, sottoservizi. Un pacchetto oggi non coperto, l’appalto verrà assegnato solo a fine lavori. Itinera arriva ai trafori: ecco una montagna friabile, più del previsto. In caso di tunnel non è una cosa rara, ma metterlo in sicurezza costa circa 5 milioni in più. Bloccare tutto o andare avanti? Si opta per la seconda via, ma facendo finire fuori piano le opere «secondarie», come i rondò. Fine 2013. Non se ne parla, ma il prezzo è già salito di 13 milioni. Poi, si arriva sul versante nord. E lì cominciano i (nuovi) dolori. Abiemmedue avrebbe, emerge dai fatti, sottostimato la complessità geologica, ma i progetti successivi (dell’impresa e approvati dalla Provincia) non mutano il quadro. Eppure, come detto, più di un dubbio in Valle c’era. Oggi quel tratto franoso di variante potrebbe, la stima tecnica, costare altri 11 milioni Cifra che la Provincia s’impegna a mettere da parte (con la Regione), ma che comunque sarà sottoposta a perizia. Dalla prossima settimana, a lavori fermi, esperti dell’ente locale e dell’impresa esamineranno situazione. Si vedrà se anche il terzo tassello dei 24 milioni di extra-costi ipotizzati arriverà al massimo del preventivo. Resta sul tavolo il capitolo delle responsabilità, soprattutto la verifica della sottovalutazione geologica. Le vie legali non sono escluse, anche se chi chiamerà in causa chi è tutto da vedere.I macchinari sfondano il diaframma di roccia della galleria Monte Zogno e arrivano all’aperto, ma nessuno tira un sospiro di sollievo. Perché davanti agli operai, giorno dopo giorno, si presenta una situazione sconcertante. «Smottamenti ripetuti». Distacchi dalla parete, uno dei quali «determina la caduta di un masso nel sottostante canale Enel, ostruendolo. Solo la limitata portata del canale ha evitato la tracimazione dello stesso in una zona ove sono presenti sottostanti abitazioni». E ancora, si richiedono misure di consolidamento anti-crolli perché ci sono «condizioni di non sicurezza per i lavoratori».
È un bollettino di guerra, quello che racconta la vera storia del cantiere della variante di Zogno. Ed è ufficiale, perché gli stralci riportati sopra stanno nero su bianco in una delibera. Quella, appena pubblicata, con cui la Provincia ha ratificato l’aumento dei costi dell’ opera nata per liberare dal traffico la Valle Brembana. In totale si parla di 8 milioni che vanno trovati dalla Provincia e 16 richiesti alla Regione. Totale: 24, un’esplosione di costi per un’opera assegnata nel 2010 per 44 milioni. La cui apertura, ora, è spostata al 2017. «Problemi geologici nelle gallerie», è stato detto. «Una cosa imprevedibile», c’è chi azzarda.
I documenti, in realtà, raccontano una storia molto più complessa. Fatta di tunnel che si allungano da un progetto all’altro, ma il cui costo viene coperto a scapito di asfaltature, guard-rail e illuminazione. Fatta di roccia friabile da tamponare, con interventi che però risucchiano fondi in origine destinati a rampe e rondò di accesso. Infine, uno svarione nella valutazione del rischio geologico, tanto che il cantiere finisce sotto gli smottamenti di cui sopra: siamo in zona Ambria, gli accorgimenti di sicurezza vanno fatti in emergenza. Eppure, in Valle, tutti sanno da sempre che quell’area è a rischio. Il Pgt del Comune vieta la costruzione di case, la ex statale lì a un passo è protetta (da quasi 20 anni) da paramassi alti più di cinque metri. Il progetto della variante, avviato nel 2006, prevede muri alti la metà della metà. Per capire chi ha sbagliato, e quanto costerà davvero la faccenda, da metà ottobre scatterà una perizia. Dettaglio: se la Regione non metterà a disposizione nuovi fondi (richiesti da via Tasso che nel bilancio 2014 non li può trovare, ma non ancora ufficializzati) l’opera si fermerà. Ed è questione di giorni. Il 15 ottobre, secondo il cronoprogramma stilato da Itinera, l’impresa di Tortona affidataria, risulteranno esauriti i 44 milioni dell’appalto originario, mentre di fatto ci troviamo con il percorso da 4 chilometri tracciato, le due gallerie (quasi 3 chilometri) scavate, ma poco altro. Niente consolidamento dei versanti, niente asfalto, niente rondò. Oggi si dice che la variante costerà altri 24 milioni. È vero. Ma è anche vero che l’iter è stato travagliato. E non tutti i problemi imprevedibili.
Riassunto delle puntate precedenti. La strada viene progettata in fase preliminare nel 2006 da Abiemmedue, società controllata dalla Provincia, oggi in liquidazione. Nel 2010 la gara, base d’asta 60 milioni: la spunta Itinera con 44, finanziati da Provincia e Regione. La società prepara il progetto esecutivo, ed è qui che iniziano a lievitare le spese. Via Tasso, cui compete l’opera, chiede di limitare la pendenza delle gallerie per renderle più sicure, ma questo implica un allungamento (la M0nte Zogno passa da 1.730 a 2.211 metri) e un extra-costo: 8 milioni di euro. Il cantiere però è assegnato, viaggia, quindi — è il 2011 — si decide di stralciare, piuttosto, le opere «di completamento»: luci, asfalto, sottoservizi. Un pacchetto oggi non coperto, l’appalto verrà assegnato solo a fine lavori. Itinera arriva ai trafori: ecco una montagna friabile, più del previsto. In caso di tunnel non è una cosa rara, ma metterlo in sicurezza costa circa 5 milioni in più. Bloccare tutto o andare avanti? Si opta per la seconda via, ma facendo finire fuori piano le opere «secondarie», come i rondò. Fine 2013. Non se ne parla, ma il prezzo è già salito di 13 milioni. Poi, si arriva sul versante nord. E lì cominciano i (nuovi) dolori. Abiemmedue avrebbe, emerge dai fatti, sottostimato la complessità geologica, ma i progetti successivi (dell’impresa e approvati dalla Provincia) non mutano il quadro. Eppure, come detto, più di un dubbio in Valle c’era. Oggi quel tratto franoso di variante potrebbe, la stima tecnica, costare altri 11 milioni Cifra che la Provincia s’impegna a mettere da parte (con la Regione), ma che comunque sarà sottoposta a perizia. Dalla prossima settimana, a lavori fermi, esperti dell’ente locale e dell’impresa esamineranno situazione. Si vedrà se anche il terzo tassello dei 24 milioni di extra-costi ipotizzati arriverà al massimo del preventivo. Resta sul tavolo il capitolo delle responsabilità, soprattutto la verifica della sottovalutazione geologica. Le vie legali non sono escluse, anche se chi chiamerà in causa chi è tutto da vedere.
 
di Anna Gandolfi