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1 aprile 2015Generale

Manca un mese all'avvio dell'Expo In ritardo tre cantieri su quattro

Il commissario Sala: “Sono fiducioso”. Ma nessuno sa che cosa sarà pronto il 30 aprile Pronti percorsi guidati per nascondere ai turisti le parti non finite. Ma sarà sufficiente?
di FABIO POLETTI
 
Manca un mese. E l’orologio di Expo 2015 corre veloce. Pure troppo stando al cruscotto dei lavori sul sito grande come 170 campi da calcio. Dei 34 lotti di competenza italiana - non vanno contati i 53 padiglioni esteri selfbuilding - il 74% è ancora in lavorazione, il 9% in fase di collaudo, altrettanti sono già finiti, il 6% sono sottoposti a verifica amministrativa e l’1% sono sospesi. Nel cantiere che non dorme mai dove quasi 6 mila operai fanno turni di 24 ore e dove si lavora contemporaneamente per completare gli edifici e finire gli allestimenti interni, più di uno dorme sonni poco tranquilli. Il commissario unico Giuseppe Sala spande ottimismo a piene mani: «Sono fiducioso su quello che saremo in grado di completare e che il visitatore vedrà all’apertura di Expo 2015 il primo maggio».  
 
UNA FRASE E ZERO NUMERI  
A leggerla bene una frase che non toglie proprio tutti i dubbi. Dal sito dell’esposizione alla voce «ritardi» appare una frase e zero numeri: «Questi dati sono in via di acquisizione ed elaborazione». Perché alla fine nessuno sa con esattezza cosa sarà pronto il 30 aprile, il giorno prima dell’inaugurazione, tanto per dire la data di fine lavori dei cinque piani di Palazzo Italia. Dai piani alti di Expo ammettono che è impossibile che sia tutto pronto: «Ci saranno percorsi guidati. Il visitatore non si accorgerà di niente. Si continuerà a lavorare di notte o dietro le quinte. Ma di sicuro non si vedrà un operaio al lavoro». 
 
IL “CAMOUFLAGE”  
Anche perché, a dirla tutta, quello che non sarà pronto si potrà sempre nascondere. O camuffare. L’appalto per il «camouflage» è stato chiuso il 26 marzo. Prevede uno stanziamento di 2 milioni 685 mila e 200 euro per la messa in opera degli «Exthernal exhibition elements». Da Expo minimizzano: «Vogliamo nascondere solo alcune parti tecniche e alcune strutture nell’area perimetrale del sito ma che non ne fanno parte...». La pagina 2 della gara d’appalto per il camouflage è un po’ più ambigua: «Sono oggetto del presente appalto gli allestimenti da realizzare attorno ai monoblocchi “street food” con funzione di schermatura visiva». Cosa ci sia da vedere e da non far vedere si vedrà.  
 
MANODOPERA RADDOPPIATA  
Di sicuro la parte più critica dell’intera opera a parte i cinque piani di Palazzo Italia con i bei lastroni di cemento biodinamico e i vetri asimmetrici - la disposizione degli allestimenti interni del padiglione biglietto da visita è stata cambiata più volte con gran gioia degli architetti - è tutta la zona del Cardo Sud. La strada che attraversa il sito da Nord a Sud, come se fosse la branchia di un pesce, dove si affacciano il padiglione della Coldiretti, della Confindustria, delle eccellenze italiane e di Palazzo Lombardia. Negli ultimi giorni gli operai al lavoro sono raddoppiati. Il governatore Roberto Maroni tre giorni fa faceva il nervoso: «Sono moderatamente preoccupato dei ritardi. Ma non chiedete a me, non sono mica io che tiro su i padiglioni». 
 
PRIMO MAGGIO TUTTO APERTO  
Diana Bracco, presidente di Expo 2015 e commissario per il Padiglione Italia, rassicura tutti: «Il primo maggio apriremo tutto. Anche l’Albero della vita è a buon punto, sarà pronto in una ventina di giorni. Stiamo andando avanti bene. Ci sono tanti operai al lavoro anche sul Cardo Sud». Peccato che a complicare le cose ci sia che l’impresa costruttrice è quella Italiana Costruzioni finita nell’inchiesta Grandi Opere di Firenze dove un capitolo è aperto pure per il Padiglione Italia. Perché se non bastassero i ritardi oggettivi ci sono pure le inchieste giudiziarie. Tipo quella sulle Vie d’acqua per cui era finito agli arresti domiciliari l’ex subcommissario Antonio Acerbo indagato pure a Firenze. E così quel progetto contestato dagli ambientalisti ha il fiatone: la fine dei lavori del tratto Guisa è prevista per il 6 agosto, l’anello Verde azzurro una settimana dopo, il 15 ottobre quello che lambisce Monza.  
 
I PAESI STRANIERI  
Certo non sono il core business dell’esposizione. Rischiano di fare una figura peggiore alcuni Paesi che il padiglione se lo stanno costruendo da sè e pure in gran ritardo. Gli olandesi che hanno aderito ad Expo solo a dicembre promettono di fare in tempo. I russi oberati da problemi interni sono in affanno. Come la Turchia che sembrava non voler aderire dopo lo schiaffo di Milano a Smirne nell’aggiudicazione dell’esposizione. O il Nepal che ha deciso di costruire un bel padiglione tutto intarsiato da scalpellini arrivati apposta da Kathmandu, che intagliano il legno di giorno e di notte pur di fare in tempo.