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5 maggio 2015Trasporto marittimo e fluviale

Appare il Piano dei Porti e della Logistica

All'orizzonte nuove regole per le concessioni dei terminalisti, per il lavoro portuale e per i servizi tecnico nautici. Il potere decisionale e la pianificazione degli investimenti si spostano a Roma. Spunta una nuova Agenzia che centralizza l'attività delle Autorità Portuali.
L'advisor incaricato dal ministero dei Trasporti ha pubblicato il Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica alla cui redazione ha contributo il Comitato di quindici esperti nominato dall'ex ministro Maurizio Lupi. Il documento offre diversi spunti per la riforma dell'ordinamento portuale e sarà parte integrante del Documento pluriennale di pianificazione (DPP), che sarà definito dall'attuale ministro Graziano Delrio entro il prossimo settembre per rendere coerenti tutti i piani e i programmi d'investimento nazionali per opere pubbliche.
Questo Piano punta a rafforzare la posizione dell'Italia nei traffici marittimi del Mediterraneo mediante un "consolidamento di alleanze strategiche con grandi compagnie di shipping e MTO (Multimodal Transport Operator)" e si pone come obiettivo strategico "l'attrazione di nuovi investimenti privati (italiani e stranieri) nel settore logistico-portuale".
Uno dei capitoli più innovativi del documento riguarda la "proposta di un nuovo modello di governance" dei porti con la creazione di "un'Agenzia Nazionale dei porti e della logistica (ANPL)" con sede a Roma. Da questa Agenzia dipenderanno due categorie di Autorità Portali: quattordici Core Port europei, più il porto di Civitavecchia, saranno di rilevanza nazionale, mentre i restanti scali (ovvero i Comprehensive Ports comunitari) saranno classificati di interesse regionale. Proposto anche un cambio di governo delle Autorità con un presidente, un comitato di gestione e un comitato consultivo.
Quindi, secondo questo testo, sparirebbe il Comitato Portuale oggi esistente. La nomina del presidente dei porti Core spetterà al ministero dei Trasporti, sentita la Regione, mentre negli altri scali il presidente sarà nominato dalla Regione competente, sentito il Comune. Il fulcro della politica portuale, soprattutto per gli scali di rilevanza internazionale, si sposterebbe a Roma.
Saranno di competenza dell'Agenzia Nazionale dei porti e della logistica funzioni fondamentali come il "coordinamento fra le strategie di sviluppo dei porti", la "pianificazione degli interventi di grande infrastrutturazione del sistema portuale italiano", la "gestione integrata delle risorse finanziarie provenienti da fonti statali ed europee", "l'affidamento delle concessioni di aree demaniali e banchine e delle autorizzazioni alle imprese di servizio" e l'approvazione dei Piani Regolatori Portuali e dei Piani Operativi Triennali. Anche i canoni di concessione demaniale cessano di costituire entrate proprie delle Autorità Portuali e verrebbero invece acquisiti dall'ANPL.
Il Piano Strategico Nazionale si pone obiettivi molto ambiziosi: i porti di destinazione finale per i container dovranno passare dai 6,1 milioni di teu del 2013 a 12,8-16,1 milioni nel 2030, i terminal di trasbordo dai 4 milioni di teu del 2013 agli 8,5-10,6 milioni nel 2030, mentre per le autostrade del mare si dovrà passare da 75 milioni di tonnellate a oltre 100 milioni. Se queste previsioni di crescita al 2030 venissero confermate, l'impatto economico sarebbe dell'1,7% sul Pil e l'indotto occupazionale quantificato in 100mila unità (+64%).
Il Piano redatto dal Comitato di Esperti promette anche di defiscalizzare le attività e altri tipi di incentivi "per operatori privati che presentino progetti in cui si impegnino a incrementare i traffici di container, casse mobili e/o autostrade del mare del 20% annuo nei successivi tre anni, e/o a promuovere investimenti infrastrutturali, e/o all'efficientamento organizzativo dei terminal".
Oltre a varie semplificazioni amministrative e procedurali e alla sburocratizzazione dei controlli garantita con l'accentramento delle competenze nelle mani della Dogana, il Piano Strategico Nazionale cerca di mettere ordine anche nel lavoro in banchina (l'ipotesi più estrema è una completa liberalizzazione), nelle concessioni dei terminal portuali (definizione di un modello concessorio omogeneo a livello nazionale superando gli attuali articoli 16 e 18 della legge 84/94) e nell'affidamento dei servizi tecnico nautici di rimorchio, ormeggio e pilotaggio (con l'introduzione di meccanismi di affidamento mediante gara europea in tutte le realtà portuali).
Nicola Capuzzo