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9 giugno 2015Trasporto stradale

Armani (Anas): Piano da 3-4 miliardi per le strade

«Renzi l'ho visto una volta e ho conosciuto Delrio presentandogli un'idea di indipendenza finanziaria dell'Anas. Poi le difficoltà dell'Anas dell'ultimo periodo hanno portato all'esigenza di un cambio della guida e io sono stato coinvolto. È un po' casuale che io mi trovi ora in questa posizione di grandissima responsabilità». Così Gianni Armani, 49 anni a luglio, racconta la sua ascesa da Terna Rete Italia al vertice dell'Anas. E non è una ricostruzione casuale all'interno del messaggio che manda, con parole taglienti, sul nuovo corso delle strade italiane. «In azienda ci sono voglia di riscatto e grandi capacità, possiamo avere un ruolo importante nello sviluppo di questo Paese. Per farlo, però, bisogna recuperare un rapporto verso la politica che sia più equilibrato. Oggi Anas è un'azienda con il cappello in mano nei confronti della politica».
 
Vedo che non usa giri di parole. 
I costi operativi sono coperti con i ricavi che vengono dai concessionari autostradali, per altro avendo un bilancio che con un soffio di vento rischia di andare in perdita perché basta che uno dei concessionari non paghi le proprie rate e l'Anas va in rosso: 700 milioni di ricavi e 15 milioni di utile netto, bisogna avere una mira impressionante per avere il bilancio in positivo. Non solo. Qualunque investimento Anas metta in piano, deve andare dalla politica a chiedere le risorse per farlo. Così non si capisce mai di chi sia la responsabilità di fare o non fare le cose. Recuperare un'autonomia finanziaria che consenta ad Anas di finanziare i propri investimenti è una cosa essenziale per questa azienda.
 
Come è possibile per Anas recuperare autonomia finanziaria? 
Ci sono varie soluzioni a cui stiamo lavorando. Quello che posso dirle è che in questo lavoro abbiamo alcune condizioni. La prima è che non vi sia un aggravio per i contribuenti. Certamente ci sono soluzioni più efficienti rispetto a quelle attuali in cui lo Stato paga il 100% degli investimenti per cassa al momento in cui vengono realizzati. Penso a modelli tariffari come quelli normalmente utilizzati in altre utilities, l'acqua o l'elettricità o il gas, che consentono alle società di finanziare autonomamente gli investimenti. Questi modelli possono essere applicati ad Anas semplicemente cambiando la natura dei contributi che già esistono.
 
C'è una forma di pedaggiamento? 
No, quella richiederebbe un onere in più, che peraltro comporterebbe l'installazione di caselli e quindi costi aggiuntivi.
 
Però ci sarebbe uno spostamento da contributi a tariffe, quindi dal contribuente all'utente. 
Esatto, ma l'obiettivo anche qui è di attribuire i costi dell'infrastruttura a chi effettivamente la utilizza e quindi “consuma” le strade. Ovviamente è un'attività ancora in evoluzione.