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Ricadute economiche, occupazionali e ambientali di A35 Brebemi sul territorio - 2019
10 giugno 2015Trasporto stradale
Brebemi isolata dalle tangenziali Subito raccordi con Est, Tem e A4
L'intervista a Besozzi (ad di Cal): oggi collega due prati, così il traffico è dimezzato
di Simona Ravizza
«Ma come fa a funzionare un’autostrada che collega due prati?». Paolo Besozzi, 63 anni, ai vertici di Infrastrutture lombarde e di Concessioni autostradali lombarde (Cal), tra i (pochi) manager di fiducia del governatore Roberto Maroni, inizia l’intervista con una domanda a cui in realtà è lui a dovere dare una risposta. Camicia jeans e calzoni color verde (ma non padano, nonostante la fedeltà assoluta alla Lega), ingegnere schietto, Besozzi fa anche di peggio: «La dotazione infrastrutturale nell’area milanese presenta gravi carenze che comportano ridottissime velocità commerciali, incertezza nei tempi di trasferimento ed elevati costi di trasporto che incidono negativamente sull’economia — ammette —. Le aziende sono costrette a organizzare i viaggi di notte per evitare le code. Ed è ben noto che queste infrastrutture insistono sull’area economicamente più sviluppata che traina il Pil italiano. Di qui l’importanza d’intervenire».
Dal giorno dell’inaugurazione, il 23 luglio 2014, la Brebemi, nata tra mille polemiche per creare un percorso alternativo alla direttrice Milano-Bergamo-Brescia, appare un flop con neppure 20 mila auto al giorno contro le 40 mila stimate inizialmente.
«Il traffico della Brebemi è inferiore a quello previsto. Ma è tutta colpa dei collegamenti infrastrutturali mancanti».
Un’ammissione che non cambia la sostanza.
«Ma la Brebemi è connessa con il sistema autostradale dalla parte di Milano solo a seguito dell’apertura della Tem avvenuta il 16 maggio. Ora le auto sono già aumentate del 20%».
Non è il solo problema.
«Sempre sul lato di Milano devono essere completate le superstrade che raccordano Tem con la Tangenziale Est. Manca il collegamento sulla Cassanese bis che unisce la Brebemi allo svincolo di Lambrate sulla Est. I lavori devono essere eseguiti in parte dalla Provincia e in parte dalla Milano Serravalle. È previsto il completamento il prossimo anno, i lavori sono in fase di appalto».
La situazione è critica soprattutto sul lato di Brescia.
«Qui manca il previsto raccordo Montichiari Ospitaletto, la cosiddetta “corda molle”, ossia il collegamento con l’A4 (Milano-Venezia). Stesso problema a sud per raggiungere l’A21 Piacenza-Brescia».
Soluzioni?
«Il collegamento autostradale “corda molle” avrebbe dovuto essere realizzato a cura e spese della società Centropadane che gestisce in concessione la Piacenza-Brescia ed i relativi lavori avrebbero dovuto essere conclusi. Così non è stato e oggi la Brebemi sfocia non già su un’altra autostrada bensì su stradine provinciali intasate».
Un incubo.
«Gli automobilisti devono effettuare faticose gimcane per raggiungere Brescia e l’autostrada Milano-Venezia. Chi arriva da Venezia è ancora più penalizzato: dovrebbe uscire a Brescia centro e avventurarsi fra le stradine provinciali, peraltro in assenza di segnalazioni, per trovare la Brebemi».
Insisto: la soluzione?
«Il 4 giugno abbiamo approvato in Cal un progetto di raccordo a 4 corsie e la realizzazione di rampe di accesso all’A4, che consenta le manovre in entrata e uscita in direzione Venezia e Milano. La mia speranza è di potere avviare i lavori nel 2016 e aprire al traffico l’interconnessione entro il febbraio 2017».
Non è, però, solo questione di collegamenti: il punto è anche che percorrere un chilometro sulla Brebemi può costare in pedaggio il doppio dell’autostrada normale (15 centesimi contro 7).
«I costi sono più alti. Ma il maggior pedaggio — su uguali distanze — è sostanzialmente del 20%. Il problema è che è interesse dei concessionari storici esaltare il maggior costo con confronti non omogenei».
Dopo Brebemi e Tem, è l’ora della Pedemontana, per collegare Varese e Como a Bergamo. È un intervento da 4,1 miliardi di euro. Si farà davvero?
«Siamo in un momento delicato. L’inchiesta della Procura che ha travolto il ministero delle Infrastrutture sta producendo avversione alle Grandi opere e verso il project financing. Io credo che non siano sbagliati questi strumenti, ma forse il loro uso».
Resta il tema della legalità.
«È il motivo per cui propongo al ministro Graziano Delrio di sottoscrivere un protocollo di trasparenza in chiave anticorruzione. Bisogna mettere a disposizione di Cal, del ministero Infrastrutture e dell’Anac tutti i contratti delle procedure di gara e/o di selezione dei contraenti. La Pedemontana potrebbe essere l’opera pilota. Noi siamo pronti. Questo protocollo sarebbe ben visto dal mercato internazionale, disponibile a investire, ma solo se viene assicura.