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9 febbraio 2015Generale

Smart cities per migliorare la qualita' dei servizi offerti ai residenti

Il 54% della popolazione mondiale vive nelle città. Alcune sono, ormai, delle megalopoli
 
Città sempre più “Smart”. Perché in tempi di risorse economiche scarse diventa una priorità ridurre i consumi ed efficientare i servizi pubblici erogati alla collettività. Tanto più che il 54% della popolazione mondiale attuale vive nelle città, sottoponendo le stesse a un impegno ragguardevole per soddisfare le esigenze dei residenti e di quanti ne usufruiscono, per lavoro o studio. E, d’altronde, stando a un rapporto Onu, si prevede un’ulteriore crescita dell’urbanizzazione.
 
Fra le prime dieci megalopoli troviamo Tokyo (37,8 milioni di abitanti), al primo posto; seguono Delhi (25 milioni); Shanghai (23 milioni); Città del Messico e San Paolo (21 milioni). Le proiezioni future dicono che, entro il 2050, i 2/3 della popolazione mondiale vivrà nelle città (circa 6,3 miliardi di persone). Nuove sfide, quindi, ci attendono. C’è da garantire cibo, abitazioni, servizi e altro.
 
Già oggi, si pensi solo per avere una scala di misura, 121 miliardi di dollari sono spesi negli USA, ogni anno, per traffico e ingorghi stradali. Da questa e numerose altre considerazioni scaturisce l’impegno di rendere le città (più) “intelligenti”. A Ellicott City, nel Maryland, per dirne una, si utilizza un’app per indicare agli automobilisti, in tempo reale, i parcheggi liberi.
 
Più o meno, per restare nel Belpaese, a quanto avviene a Pisa, dove si può posteggiare pagando direttamente dallo smartphone utilizzando l’app “Tap&Park” (Tocca&Parcheggia, letteralmente). Sono esempi virtuosi che la dicono lunga su come e quanto si possa semplificare, volendo, la vita agli utenti delle città.
 
Città, ahinoi, sempre più inquinate. Per restare negli States, si stima che oltre 148 milioni di americani abitano in aree con un alto livello d’inquinamento. Con tutto quello che ne consegue, ovviamente, a livello ambientale e i riflessi sulla salute dei singoli. Rilevante, oltre al resto, il fatto che il 75% del consumo dell’energia mondiale provenga dalle città. Con un uso e un controllo intelligente dell’energia si può ridurne (“elementare Watson...”, direbbe qualcuno) il consumo totale. La municipalità di Amsterdam, citiamo un'altra iniziativa “Smart”, punta a ridurre del 40% la produzione di CO2 entro il 2025.
 
Pensiamo, oltre a ciò, ai risparmi possibili da un uso “intelligente” degli impianti d’illuminazione, che rappresentano uno dei maggiori costi per le amministrazioni comunali. Ci sono, dunque, da pianificare quelle strategie che portano all’ottimizzazione dei servizi. Obiettivo: economizzarne i costi e, contestualmente, migliorare la più la vivibilità delle città. In questo senso, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione stanno svolgendo un ruolo importante. Tanto è vero, per la precisione, che si parla sia di “Smart city” sia di “Città digitale”, secondo quanta tecnologia le caratterizzi.
Modelli di “Smart cities” si trovano ovunque. A Barcellona si è intrapresa una rivoluzione, da diversi anni, che ha portato a un incremento nell’utilizzo di “energie verdi”. Gli edifici di dimensioni superiori a una determinata soglia, ad esempio, devono necessariamente produrre elettricità utilizzando l’energia solare. Nella catalana Sant Cugat, i cestini per i rifiuti presenti lungo le strade sono dotati di appositi sensori in grado di segnalare la necessità di svuotarli. Si diffonde, in maniera esponenziale, pure l’utilizzo di smartcard, correlate ai servizi offerti, che consentono, e non è cosa da minimizzare considerati i tempi che corrono, apprezzati risparmi al bilancio familiare.
Da non sottovalutare le innovazioni interessanti la mobilità. Sono state sperimentate auto che viaggiano senza guidatore e “dialogano” con l’infrastruttura stradale, semafori intelligenti, sistemi di controllo informatizzato del trasporto pubblico e molto altro ancora.
 
C’è ancora molto da fare, lo sanno bene i decisori politici e gli addetti, a vario titolo, ai lavori. Le “Smart cities” vanno concepite in una visione di medio e lungo periodo, attraverso una pianificazione strategica che punti alla realizzazione di progetti fattibili e di cui sia stata attentamente valutata la ricaduta sul territorio. Si potranno/dovranno mettere in campo altri servizi, per rispondere alle nuove esigenze collettive, e rimodernare l’erogazione di quelli in essere. Un impegno importante che passa pure attraverso mirate partnership pubblico-privato. Il futuro, insomma, è già iniziato.
E chissà quali e quante altre sorprese ci riserverà.
Carlo Argeni