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12 gennaio 2016Generale

Autostrade, investimenti in calo

In base ai dati di Porta Pia spesa delle 25 società per opere e manutenzioni giù del 20% nel 2015
Le cause: grandi opere concluse, gestioni scadute e riduzione del traffico
 
AlessandroArona
 
 
Investimenti autostradali in stallo. La spesa effettiva per nuove opere e manutenzione straordinaria delle 25 società concessionarie è scesa dagli oltre due miliardi di euro all'anno nel triennio 2010-2012 a 1,6 miliardi nel 2013, 1,47 miliardi nel 2014, con dati parziali Mit 2015 che segnalano un ulteriore calo nell'ordine del 20%. 
Nel periodo 2008-2014 gli investimenti totali sono stati il 24% in meno rispetto a quanto previsto dai piani economico-finanziari, 12,6 miliardi anziché 16,45 (3,86 miliardi in meno). E siamo molto lontani dai 32 miliardi indicci anni di cui Anas, governo Berlusconi e Aiscat parlavano nel 2010, dopo il rinnovo delle convenzioni.
Oltre ai consueti ritardi su iter approvativi e cantieri, apesare sul rallentamento sono il progressivo esaurimento dei progetti avviati a inizio anni duemila, dalla Variante di valico allaterza corsia dellaA14, la Valdastico Sud, l'ammodernamento della Torino-Milano e dellaA24-A25, non sostituiti da nuovi progetti (alcuni dei quali in realtà "storici", anche se mai avviati), ancora in gran parte bloccati: Tirrenica, Valdastico Nord, A15 Parma-Verona, terza corsia A4 Mestre-Trieste, Asti-Cuneo ferma a metà, Gronda di Genova, oltre ai sette miliardi di euro previsti nella convenzione Autostrade per l'Italia del 2oo8.
Su alcuni di queste opere bloccate hanno pesato situazioni specifiche: il no della Provincia di Trento alla Valdastico Nord (1,8 miliardi circa); il completamento della A15 tra Parma e Verona («Tibre»,1,8 miliardi), non finanziabile con i soli pedaggi di Auto Cisa; l'autostrada Tirrenica (Livorno-Civitavecchia), oggetto di infiniti tiramolla da 15 anni, ora sembra fatto l'accordo per il progetto «low cost» da 1,4 miliardi, ma manca l'ok della Commissione europea; la Asti-Cuneo, opera affidata post gara nel 2oo5 al Gruppo Gavio che si è impantanata con circa 1,5 miliardi residui da realizzare per extracosti emersi nella progettazione definitiva, non più sostenibili in base al piano finanziario (Pef) di l0 anni fa.
Poi la vicenda delle concessioni scadute (Autobrennero, 2014) o in scadenza (Autovie Venete, 31 marzo 2017), mal gestite dagli ultimi tre governi, che hanno bloccato lavori per circa due miliardi di euro.
A frenare gli investimenti sulla rete autostradale sono stati anche la crisi economica e il calo del traffico, che hanno indotto le stesse società a rallentare.
Ma il nodo è anche politico: servono davvero quei 32 miliardi di euro di investimenti previsti dalle convenzioni de12007-2010 (19 ancora darealizzare )? Servono ancora dopo l'attivazione dell'alta capacità ferroviaria dal 2009 (e le nuove tratte in programma), dopo gli impegni presi dall'Europa a Parigi per ridurre le emissioni, e soprattutto rispetto alla domanda di traffico?
La riflessione, al ministero delle Infrastrutture, è in corso, insieme alle società concessionarie. Sotto la lente potrebbero finire opere come la Tibre; o la raffica di terze e quarte corsie previste nella convenzione unica Aspi 2008, per 5 miliardi di euro, o i due miliardi del Passante Nord di Bologna. O la stessa Gronda di Genova (3,2 miliardi di euro), sempre di Aspi, che per essere finanziata comporterebbe un aumento di pedaggi del 18% in dieci anni su tutta la rete del Gruppo Autostrade.
Il Ministro Delrio sta cominciando a mettere mano alla materia, scegliendo le priorità. Domani sarà firmato a Roma l'accordo per il ri-affidamento in house delle concessioni di Autobrennero e Autovie, operazione certo poco a favore della concorrenzama concordata con Bruxelles e in grado di sbloccare investimenti per circa 4,5 miliardi di euro.
Resta poi caldo il fronte delle tariffe: una babele di sei diverse formule tariffarie (ereditate dagli anni passati) e pedaggi che rischiano di salire ancora nei prossimi mesi, dopo iltetto all'1,5% imposto nel 2015 e il congelamento per quasi tutte le società deciso per quest'anno.

Fonte: Il Sole 24 ore