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5 maggio 2016Trasporto aereo

La Sea cresce per numeri e passeggeri

Il presidente Pietro Modiano presenta il bilancio approvato dai soci: aumentano ricavi e margine operativo lordo. Lettera d’intenti per la fusione con Sacbo e lo scalo di Bergamo: «Avremmo un portafoglio di vettori molto più equilibrato»
di Elisabetta Soglio
 
È il «cambio di fase». Fin qui si giocava in difesa, ora si può impostare un’azione di attacco. Prima, c’era lo spinoso contenzioso europeo per il servizio di Handling; c’era il dualismo fra Linate e Malpensa; c’era il dehubbing di Alitalia e la crisi conseguente. Ora c’è un’azienda che, assicurano, ha superato quasi del tutto queste criticità, che ha ritrovato coesione fra i soci, che può vantare buoni risultati di bilancio e che guarda avanti. Il presidente di Sea, Pietro Modiano ha presentato ieri in assemblea il conto economico del 2015 e il gruppo si rafforza rispetto agli anni precedenti. I ricavi sono di 694,8 milioni (+ 1,4 per cento) e l’indebitamento scende di 32,9 milioni fermandosi a 538,3. Ma soprattutto, il margine operativo lordo cresce del 31 per cento rispetto al 2012 (219,8 milioni), l’utile netto è di 83,8 milioni e i soci si godono 62,8 milioni di dividendi. E i passeggeri? Il traffico cresce del 3,3 per cento: meno della media nazionale perché fanno fatica le tratte domestiche, strette fra la crisi di Alitalia e la concorrenza del treno soprattutto sul Milano-Roma. Ma il traffico internazionale cresce (20,5 milioni rispetto al 19,6 dello scorso anno e ai 18,6 del 2013); così quello intercontinentale che si assesta sui 5 milioni e che, se si escludesse il tratto da e per il Nord Africa, farebbe segnare un incremento percentuale del 12 per cento rispetto al 2014.
Con questi numeri, Modiano può presentarsi ai soci dicendo che adesso si deve voltare pagina. Il gruppo ha tenuto rispetto alla crisi e ha migliorato molto la propria immagine anche grazie alla «felice operazione» del restyling di Malpensa. I 30 milioni di euro investiti hanno dato il ritorno atteso: non solo perché lo scalo, stando ai numeri, è diventato più appetibile. Ma anche perché se il tempo medio che ogni passeggero impiega nei controlli sicurezza è diminuito di 4 minuti ciascuno, i viaggiatori si fermano più volentieri nella Galleria del lusso, con un tempo medio passato in aeroporti cresciuto di 13 minuti rispetto allo scorso anno. Le vetrine con le firme più glamour della moda, seconde soltanto all’offerta del quadrilatero tra via Montenapoleone e via Spiga, hanno regalato un aumento delle spesa media per passeggero pari al 33,2 per cento. Soldi veri, insomma. E poi c’è anche il quasi accordo che si sta chiudendo in Iran: nella missione guidata dal premier Renzi , di fianco al sindaco Giuliano Pisapia, Modiano ha cominciato a discutere le basi del possibile accordo per il restyling e l’ampliamento di una parte dello scalo dell’aeroporto di Mehrabad, il city airport di Teheran che già oggi trasporta 14 milioni di passeggeri e che ha grandi potenzialità di crescita.
Guardare avanti per Modiano significa lavorare per l’annunciata fusione con Sacbo e lo scalo di Bergamo: «Avremmo un portafoglio di vettori molto più equilibrato», ribadisce. E vuole dire approdare in Borsa, «perché così una società quotata diventa anche più facile da gestire». E poi bisogna rafforzarsi sui voli domestici (anche in questo senso la fusione con Bergamo e quindi la maggiore vicinanza con Ryanair aiuterebbe parecchio), ma soprattutto bisogna puntare «ad incrementare l’incoming internazionale». Per questo, Modiano comincerà a breve una missione in giro per il mondo per aprire lo scalo a nuove opportunità.
In mezzo, però, ci sono un paio di passaggi non da poco: la scadenza dei patti parasociali che legano al socio F2i, divenuto nel frattempo molto più forte e presente. E le elezioni del nuovo sindaco a giugno: Modiano è stato riconfermato per tre anni e ieri è stato nominato il nuovo cda. Ma il presidente, per una questione di stile, ha già annunciato che rimetterà il proprio mandato nelle mani del futuro sindaco, chiunque sia. E dopo? «Non siamo attaccati alla poltrona, ma comunque sia non vogliamo che vada disperso il lavoro fatto fino a qui». Deciderà la politica.