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6 agosto 2016Generale
Malpensa, il treno al Terminal 2 E l'hub diventera' crocevia d'Europa
Ultimi chilometri per il collegamento ferroviario. Un investimento da 115 milioni di euro. Nel 2023 sarà pronto anche il binario tra l’aeroporto e la linea del Sempione
Questione di una manciata di chilometri. Sulle mappe sono due minuscoli segmenti colorati e tratteggiati attorno all’aeroporto. Ma il collegamento ferroviario tra i Terminal 1 e 2 di Malpensa e il suo prolungamento fino alla linea del Sempione sono considerati di interesse europeo.
Per raggiungere (finalmente) in treno anche il Terminal 2 dello scalo varesino bisognerà attendere la fine dell’anno. Anche per la prossima stagione estiva bisognerà usare gli autobus, perché i lavori per completare linea e stazione finiranno in settembre e soltanto in dicembre, dopo i collaudi, la nuova tratta da 3,4 chilometri (e un investimento pari a 115 milioni di euro) entrerà in servizio. A Malpensa 2 è quasi pronta anche la nuova stazione ferroviaria, sviluppata su tre livelli, con dieci ascensori, sei scale mobili e un vicino parcheggio da 1.600 posti.
Bisognerà, invece, aspettare il 2023 per vedere l’aeroporto definitivamente collegato alla direttrice ferroviaria «del Sempione», cioè per il completamento dei 4,6 chilometri di binari che uniranno il Terminal 2 a Gallarate, più il chilometro e cento metri necessari per arrivare all’altezza di Casorate. Si tratta di un’operazione molto più complessa, più costosa (da 170 a 250 milioni di euro) e più importante di quanto potrebbe suggerire la distanza, perché — oltre a rendere «passanti» le due stazioni ai terminal — rappresenta la definitiva integrazione del hub lombardo con due direttrici ferroviarie: il corridoio Mediterraneo est-ovest e il corridoio Reno-Alpi da nord a sud, cioè verso il Sempione, il Gottardo e Varese. Per questo l’Unione europea ha finanziato metà dei costi di progettazione di entrambe le opere.
«Oggi la ferrovia è una grandissima occasione — sottolinea il presidente di Ferrovienord Andrea Gibelli —. Tutti i dati dimostrano che, quando si è meglio connessi e c’è capacità di integrazione, ci sono benefici notevoli anche per il mondo economico». Quindi aggiunge: «Su quest’opera vogliamo aprire il dialogo con le amministrazioni locali e il sistema economico e sociale per costruire insieme il percorso». In effetti, se la Sea non può che gradire migliori collegamenti verso nord, a partire dalla vicina Svizzera, la nuova tratta ferroviaria non può non avere qualche impatto con il territorio. Per questo, ieri, la presentazione del progetto agli amministratori della zona, e per questo la forbice nella previsione dei costi resta ampia, tra 170 e 250 milioni di euro. Molto dipenderà dagli accordi sul tracciato e sul tipo di soluzioni ingegneristiche.
Sempre ieri, intanto, al Pirellone si è parlato di ferrovie Lombarde. Il Movimento 5 stelle ha presentato una mozione (bocciata, con astensione del Pd) che chiedeva il mantenimento di quote Fnm in Trenord in capo alla holding di cui Regione è socio di maggioranza. Al contrario, i grillini propongono che si consolidi acquisendo le quote ora di Trenitalia. «Vogliamo tutelare gli interessi dei lombardi che pagano centinaia di milioni di euro per un servizio scandente», spiega Stefano Buffagni, consigliere regionale del M5S e primo firmatario della mozione. E la sua collega Iolanda Nanni aggiunge: «La cessione finirebbe per danneggiare i pendolari già tartassati dai disservizi e dai ritardi. Prova ne sia quanto accaduto sulla Milano Brescia: Fs e Trenitalia non hanno nessun interesse nel finanziare il trasporto pubblico, applicando una logica preferenziale per investimenti in alta velocità a discapito delle linee pendolari».
Su questo Fnm ribadisce che allo stato non esiste alcuna vera trattativa sull’ipotesi di cessione e che, in ogni caso, Trenitalia dovrebbe dichiarare il proprio impegno finanziario, stimato in più di un miliardo e mezzo. Sul versante Fs, invece, c’è l’annuncio di Rfi (Reti ferroviarie italiane) dell’introduzione del nuovo sistema Ertms/Etcs High Density che permette di triplicare la capacità di traffico. In futuro, nei nodi urbani e nelle fasce orarie a maggiore frequenza pendolare, nel tratto di circa 1.350 metri, che oggi può essere occupato da un solo treno, i convogli viaggeranno in sicurezza a 350 metri uno dall’altro.