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12 marzo 2018Trasporto ferroviario
Tav, via libera della Corte dei Conti al progetto del lotto Brescia-Verona
Annuncio di Mazzoncini (Fs), il sì l’1 marzo. Cantieri già in estate, sette anni di lavori per il primo tratto
di Pietro Gorlani
VERONA L’atteso «visto» contabile al progetto definitivo della linea Tav Brescia-Verona è stato emesso dalla Corte dei Conti il 1 marzo. L’ha annunciato mercoledì a Padova, a margine di un convegno, l’amministratore di Fs, Renato Mazzoncini. Lo ha confermato sabato il ministero delle Infrastrutture: «Il 1 marzo è stata registrata la delibera con le modifiche proposte dal Mit». Anche l’avvocato Fausto Scappini, legale del movimento e dei cittadini contrari all’opera, ne prende atto: «Ho parlato con un funzionario capo della Corte dei Conti il quale mi ha confermato l’approvazione del progetto definitivo».
Superato l’ultimo ostacolo
L’ultimo ostacolo burocratico che per mesi ha fatto slittare l’inizio dei cantieri è quindi stato superato. Ed i primi lavori, previsti in territorio comunale di Lonato, potrebbero iniziare già prima dell’estate. «Potremmo anche assistere all’occupazione d’urgenza dei terreni — spiega l’avvocato Scappini — e gli espropri (circa seicento solo per la tratta bresciana, un centinaio in meno per quella veronese, ndr) potrebbero essere validati in un secondo momento». E pensare che l’ultima «navetta» di carte bollate tra Cipe e ministero, circa un mese fa, aveva fatto sperare i No Tav in una sostanziosa dilatazione dei tempi. Il progetto definitivo approvato dal Cipe il 10 luglio era già stato rispedito al mittente una prima volta da parte della procura contabile, con la richiesta di integrazioni. «Piccole rettifiche non sostanziali», aveva confermato il Comitato interministeriale per la programmazione economica, che a fine febbraio ha rinviato i faldoni alla Corte dei Conti, incassando l’ok in meno di 48 ore. Resta da capire se — come è probabile — i costi siano lievitati. Va però ricordato che la non realizzazione dello shunt (la bretella ferrata da 32 km tra Ospitaletto e Calcinato) permette di risparmiare un miliardo di euro, metà del quale servirà per realizzare (tra 5 anni) l’uscita dei binari da Brescia.
Uno scenario definito
Lo scenario sembra ormai definito: gli enti coinvolti hanno dato un’accelerata all’iter per dare l’avvio ai cantieri il prima possibile. Diventano improbabili eventuali cambi di programma di un potenziale governo contrario (leggi Movimento 5 Stelle). Un dietrofront ora porterebbe lo Stato a dover pagare salatissime penali a Cepav Due. Ma per l’avvocato Scappini «finché non è firmato un protocollo aggiuntivo si tratta di atti amministrativi che possono essere ritirati per motivi di interesse pubblico», poiché l’ingente cifra potrebbe essere utilizzata per migliorare il trasporto pubblico (e ferroviario) esistente. Per questo attende la pubblicazione dell’atto in Gazzetta Ufficiale e poi si prepara all’ennesimo ricorso alla giustizia amministrativa. Nel frattempo anche i grillini alzano la voce. «Investire oggi 2,5 miliardi di euro in un’opera faraonica che non porterà alcun beneficio al territorio è uno schiaffo morale ai migliaia di pendolari che stanno soffrendo disagi quotidiani e condizioni di viaggio inaccettabili». Ne è convinto il senatore 5 Stelle Vito Crimi, che in linea con una storica battaglia del Movimento chiede lo stop al progetto e l’utilizzo di quei fondi per migliorare il trasporto pubblico locale. Per il governo ed Fs invece l’opera è necessaria al futuro della mobilità del Paese: oggi tra Brescia e Verona corrono 140 treni al giorno. Con la Tav salirebbero a 319 (nel 2026). La vecchia ferrovia accoglierebbe treni metropolitani con nuove fermate (a partire da Rezzato); sui nuovi binari correrebbero treni veloci verso l’Europa ma anche 58 coppie di treni merci (alta capacità) in grado di togliere traffico su gomma dalle autostrade. Il cronoprogramma è definito: i primi 43 km di nuova linea ferrata (tra Mazzano e le porte di Verona) costerebbero 1,9 miliardi e 7 anni di lavori.
Fonte: Corriere del Veneto