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26 gennaio 2019Generale

La guida della strategia macroregionale alpina Eusalp tocca all’Italia

Dalla fine di febbraio 2019 inizia l’anno che vedrà il Paese protagonista sotto la guida della Lombardia supportata dall’Alto Adige e dal Piemonte. Intervista con Raffaele Cattaneo, assessore all’Eusalp della Regione Lombardia. 

Nel 2019 la guida della strategia macroregionale alpina Eusalp passerà dal Tirolo austriaco alla Lombardia che nell’incarico sarà supportata dall’Alto Adige e dal Piemonte. Una presidenza che dovrà confrontarsi con i temi della sostenibilità ambientale dello sviluppo economico e delle relazioni tra i diversi popoli che vivono in un’area strategica dell’intera Europa, che caratterizzano questa macroregione per l’essere nata dal basso piuttosto che dalla volontà delle organizzazioni europee, come avvenuto per quella del Mar Baltico (EusBsr), per la Regione danubiana (EusDr) e Adriatico ionica (EusAir), per favorirne lo sviluppo.

Con Raffaele Cattaneo, assessore della regione Lombardia all’EusAlp, gli obiettivi e gli scenari in cui agirà la presidenza italiana coordinata dalla Lombardia.

Assessore Cattaneo, il passaggio del testimone è avvenuto nel corso della conferenza di Innsbruck dello scorso ottobre. Agli inizi di marzo 2019, decollerà ufficialmente la presidenza italiana il cui coordinamento tocca a lei. Quali saranno i temi su cui si muoverà il suo mondato alla guida di EusAlp?

Si tratta di una bella responsabilità, perché EusAlp è una strategia macroregionale unica nel contesto europeo, sia perché essa è nata dal basso, per impulso delle singole regioni e delle comunità che abitano l’arco alpino, sia perché, a differenza delle altre, non è un area povera e sottosviluppata cui le iniziative europee servono per rilanciarla, ma è una delle aree più ricche d’Europa, con una popolazione di 80 milioni di abitanti, che abbraccia 48 regioni dell’Unione Europea (Italia, Francia, Germania, Austria, Slovenia) e di due stati extra Ue (Svizzera e Liechtenstein), con uno dei Pil più alti d’Europa e del mondo, capace di sviluppare un Pil aggregato di circa 3.000 miliardi di euro l’anno, una volta e mezza quello italiano e simile a quello della Germania. Una realtà dove il Nord Italia è uno dei punti di riferimento, sia per la popolazione che per la ricchezza prodotta, visto che con i suoi 700 miliardi di euro di Pil ne rappresenta circa un quarto del totale, similmente alla Baviera e al Baden Wurttemberg tedesco. Quanto ai temi, proseguiremo nel solco tracciato dalla presidenza austriaca, che va verso il potenziamento dell’economia circolare e sostenibile, la valorizzazione degli scambi culturali e la creazione di nuovi momenti di relazione tra popoli e territori.

Entri nel dettaglio dei vari aspetti della presidenza italiana di EusAlp.

Parto dall’economia e dalla sostenibilità dello sviluppo. La presidenza italiana si connoterà per lo sviluppo della competitività della macroregione nel suo insieme, in primo luogo attraverso la promozione della creazione di nuove opportunità di lavoro nei settori della “Green Economy” e delle tecnologie innovative legate all’economia circolare, con una particolare attenzione all’imprenditoria giovanile. Da sempre, le popolazioni alpine sono un esempio di gestione oculata delle poche risorse offerte dal territorio, con un utilizzo attento alla limitazione degli sprechi e alla massima riduzione degli scarti. Le moderne tecnologie consentono di amplificare al massimo queste tradizioni, visto che l’ambiente non può più permettersi uno sviluppo come quello che ha caratterizzato il secolo scorso e il disastro ambientale dello scorso fine ottobre è lì a ricordarcelo. Serve perseguire uno sviluppo che sia in armonia con l’ambiente e che punti allo sviluppo di nuove produzioni che utilizzino materiali il più possibile rinnovabili e riciclabili, meglio se non dipendenti dalle fonti fossili.

Uno sviluppo che metta anche tra loro in comunicazione le diverse aree della comunità alpina.

Certamente, e in questo contesto le nuove tecnologie di comunicazione sono fondamentali. Una volta, era l’uomo che dalla montagna doveva scendere in pianura vicino alle vie di comunicazione, alle città per lavorare e per effettuare ricerche volte allo sviluppo e all’innovazione. Oggi è possibile farlo anche dalle più sperdute località, sempre che ci sia una rete di telecomunicazioni efficiente ed efficace. In quest’ambito, soprattutto l’Italia, deve fare di più per recuperare il divario digitale, per facilitare le comunicazioni e la disponibilità di servizi a valore aggiunto indispensabili per un’economia sostenibile anche nelle zone più disagiate. Ma comunicazioni non vuol dire solotelecomunicazioni. Servono anche strade, autostrade e ferrovie efficienti e senza strozzature. In questo contesto, bene lo sviluppo di nuovi collegamenti alpini e il potenziamento di quelli esistenti, ad iniziare dal Brennero, dal Frejus e dal Gottardo, dove l’Italia deve recuperare un gap infrastrutturale rispetto ai paesi confinanti.

Anche se il corso politico nazionale sembra pensarla in modo diverso?

Senta, a questo riguardo mi permetta una polemica con coloro che sul “No” a nuove infrastrutture fanno una battaglia ideologica. Con gli studi di fattibilità e le analisi costi-benefici si fa ben poca strada. Dalla civiltà romana in poi, l’evoluzione dell’umanità si è basata sulla creazione di infrastrutture sempre più moderne e capillari. Chi si nasconde dietro una valutazione di sostenibilità economica di un’opera pubblica ragiona per la prossima elezione piuttosto che per le prossime generazioni. Se i politici dei secoli scorsi avessero ragionato in questi termini, oggi non avremmo nemmeno quel poco che c’è. L’Italia, e soprattutto il Nord Italia, è in un momento storico che può legare il proprio sviluppo proprio alla creazione di nuove infrastrutture efficienti per mettersi in collegamento con le realtà oltre le Alpi. Siamo la piattaforma ideale per accogliere le merci che arrivano dall’Oriente dirette verso il Centro e il Nord Europa e viceversa. Una nave cargo che attracca ai porti dell’Adriatico Settentrionale o al mar Ligure risparmia almeno 6 giorni di navigazione per raggiungere i porti del Nord Europa, Rotterdam, Anversa e Amburgo, da dove poi le merci ridiscendono verso il cuore dell’Europa e perfino verso l’Italia a mezzo di navigazione fluviale, treni e camion grazie all’efficienza della rete logistica. Se il Nord Italia con i suoi porti di Genova, Venezia e Triestediviene l’hub logistico europeo, può avere un notevole impulso nella crescita economica e anche nel gettito fiscale, visto che tratterrebbe i tributi doganali. Certo, poi serve una rete infrastrutturale e logistica efficiente che colleghi i porti italiani all’Europa e in questo contesto le tre reti Ten-T che attraversano il Nord Italia sono strategiche e vanno realizzate al più presto. Questo anche in una logica di sostenibilità ambientale, dato che sei giorni di navigazione in meno corrispondono a tonnellate di sostanze inquinanti e climalternati in meno emesse in atmosfera, con minori costi di trasporto e di conseguenze ambientali.

Ha accennato alla necessità di avere collegamenti efficienti attraverso le Alpi. In questo contesto, come considera le richieste che pervengono dal Veneto di completare l’autostrada A27 “Alemagna” per avere uno sbocco a Nord verso la Germania?

Sono da prendere in considerazione e da valutare in stretta collaborazione con l’Austria e la Germania. Credo che possa essere uno degli argomenti di discussione del tavolo delle infrastrutture di EusAlp. A chi oppone una contrarietà a prescindere verso qualsiasi nuova infrastruttura, voglio ricordare che le modalità di realizzazione odierne sono profondamente mutate dagli anni Sessanta del secolo scorso, quando l’Italia del boom economico diede vita alla rete autostradale odierna. Allora non si badava più di tanto all’impatto ambientale. L’importante era fare. Oggi le sensibilità sono diametralmente opposte, ma anche le nuove tecnologie permettono di realizzare opere che prima erano ritenute impossibili, con il minimo impatto ambientale.

Lei ha toccato il tema dell’ambiente. Che ruolo può avere l’EusAlp in quest’ambito?

Credo sia semplicemente strategico, visto che le “Terre Alte” sono fondamentali anche per la sicurezza della pianura. Se la montagna sta bene, ciò vale anche per la pianura. Si deve puntare sulla qualità della manutenzione del territorio, sulla capacità di prevenire alluvioniaumentando la capacità di trattenimento e raccolta dell’acqua che con i cambiamenti climatici in atto assisteremo a sempre più frequenti fenomeni eccezionali, con grandi precipitazioni concentrate in poco tempo. Essere in grado di gestire i grandi flussi d’acqua è strategico sia per la sicurezza del territorio, che per assicurare le risorse idriche per l’agricoltura e per i bisogni idropotabili della popolazione, oltre che per produrre energia non inquinante. La qualità dell’ambiente è importante anche per ridurre l’inquinamento, specie quelle atmosferico che per la pianura Padana è un’emergenza ricorrente per via della sua conformazione geografica. Spingere sull’utilizzo di energie rinnovabili e nuove tecnologie per ridurre l’utilizzo delle fonti energetiche fossili è un fattore strategico. Va poi dato maggiore impulso allo sviluppo dell’economia a “chilometro zero”, specie in campo alimentare.

Tra i temi della presidenza italiana di EusAlp ha accennato anche a quello culturale.

Da sempre, le Alpi sono il crocevia di popoli, lingue, culture, religioni diverse, che sono entrare in relazione tra loro, attivando scambi utili per il progresso comune. Credo che la leva della cultura e del dialogo tra i diversi popoli alpini sia indispensabile, abbattendo ancora di più di oggi le barriere che ostacolano il contatto, ad iniziare da quello linguistico. Avere maggiore interrelazione all’interno delle Alpi è fondamentale anche per valorizzare un’Europa che si basi sui popoli piuttosto che sulle tecnocrazie finanziarie come è diventata oggi. Credo sia indispensabile tornare a quell’Europa concepita dai padri fondatori, un Europa dei popoli, della sussidiarietà, dello scambio e del sostegno reciproco. E questo recupero passa anche attraverso un maggiore coinvolgimento della politica, con gli amministratori che devono essere coinvolti in prima persona per evitare che siano le tecnocrazie a decidere cosa si deve fare al loro posto. Se i politici sapranno prendersi gli spazi e le responsabilità che toccano al loro ruolo, allora anche presso la popolazione ci sarà una maggiore consapevolezza di cosa sia la collaborazione transalpina e i benefici che essa comporta.

Fonte: www.ilnordestquotidiano.it